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Messaggio  crudelia Mar Dic 18, 2007 5:38 pm

Assassin's Creed

Di Assassin’s Creed si è detto tutto e il contrario di tutto. Amato e disprezzato dai futuri fan, osannato e criticato dalla stampa, il prodotto Ubisoft ha generato un rumore incredibile fino alla fantomatica data d’uscita. Adesso tutti in silenzio ad ammirare un gioco che, per quanto non esente da difetti, riesce letteralmente a catturare i sensi.
Ci si aspettava tanto da Assassin’s Creed, Ubisoft aveva in mano un potenziale blockbuster ed è stata molto abile nel creare aspettative altissime tramite evocativi filmati e potenti rivelazioni. Alla resa dei conti, però, se ci si aspetta tanto ci vuole anche poco per rimanere delusi e questo è un rischio. Giù il cappello quindi al publisher francese per aver avuto il coraggio di scommettere su un cavallo vincente.
Ormai è manifesto, infatti, che Assassin’s Creed è davvero un bellissimo gioco, di cui ci si stupisce fin dalle prime battute. Inutile svelarvi particolari importanti del mondo costruito dai programmatori canadesi, sappiate solo che la trama non è ambientata al tempo delle crociate, dove si svolge l’azione di gioco. Dalla scena d’apertura, geniale, il giocatore capirà subito con che razza di mondo ha a che fare e chissà che alla fine il punto di vista non venga ulteriormente ribaltato.
Ma un videogioco di nuova generazione, per essere un vero campione d’incassi, deve comunque basarsi su un comparto tecnico di cui parlare agli amici per spettacolarità e definizione. Assassin’s Creed rappresenta, graficamente, il nuovo stato dell’arte per le console di nuova generazione: gli ambienti enormi e dettagliatissimi, pieni di vita, di passanti, di particolari, sono una vera e propria gioia per gli occhi. Le animazioni sono clamorose e anche guardando con attenzione le pieghe del mantello del protagonista Altair, non si nota nessun errore, nessuna texture fuori posto. Ma la grafica guadagna tantissimi punti dalla sublime ambientazione. Gerusalemme, Damasco e le altre città della Terra Santa lasciano senza fiato: è un piacere perdersi tra i vicoli, ammirare le guglie dall’alto, arrampicarsi su ogni muro.
Già perché, passando all’aspetto ludico, si vestono i panni di un pericoloso assassino, addestrato a ogni genere di missione: Altair può mimetizzarsi nella folla, combattere con estrema agilità, rubare, uccidere e utilizzare la sua agilità per scappare. Tramite la sola pressione di un tasto il protagonista potrà raggiungere altezze incredibili, saltando da un tetto all’altro e lasciandosi al di sotto i suoi inseguitori.
La cura per i dettagli è ciò che stupisce di più: Assassin’s Creed sembra programmato da maniaci che non hanno lasciato niente a caso. Dopo aver ben familiarizzato con un sistema di controllo non troppo complesso ma nemmeno facilissimo, ci si accorgerà poco a poco della quantità di mosse differenti a disposizione. Per esempio, se si sta osservando la propria vittima da un tetto, selezionando la lama nascosta e poi premendo l’attacco e la postura offensiva, Altair spiccherà un balzo terminando alle spalle del suo obiettivo, con la sua lama già conficcata in un punto vitale.
Chiaramente qualche difetto c’è: trattandosi di un gioco stealth (dove però i combattimenti non sono sempre da evitare) l’intelligenza artificiale dei nemici non può definirsi brillante. L’aspetto più grave però è forse la ripetitività delle varie missioni, vista la durata non breve del gioco. Anche l'utilità delle side quest, buone solo a guadagnare achievement su Xbox 360, poteva essere calibrata meglio, portando alla scoperta di qualche arma speciale o qualche tesoro. Lacune assolutamente minime, per una produzione maestosa che renderà vivide sulla pelle le sensazioni di un assassino. (s.tr.)
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Pro Evolution Soccer 2008
Uscita multi-piattaforma per un titolo che non ha bisogno di presentazioni. Vende tantissimo nel mondo, ma soprattutto in Italia è un fenomeno. La sigla PES è sinonimo del videogioco più venduto da anni nel nostro Paese. E' proprio vero: viviamo di calcio. Anche nei videogiochi.
Volete veramente un motivo per non comprare PES 2008? Questa recensione ve ne darà molti, visto che nelle versioni da noi testate ci sono svariati problemi. Innanzitutto, il nuovo nato nella leggendaria famiglia Konami delle simulazioni calcistiche fatica a sembrare un prodotto next-gen.
Contrariamente alle aspettative PES 2008 non contiene novità tecniche veramente rilevanti. Il gioco si muove in maniera molto fluida su Xbox 360 e fa dimenticare la pessima edizione dell’anno passato per la console Microsoft, ma come si segna un goal si cominciano ad avere fastidi. I replay scattano, i giocatori a distanza ravvicinata sembrano poco realistici e il tanto decantato pubblico in 3D non aggiunge certo sostanza a una grafica lontanissima dallo sfruttare l’hardware su cui gira.
Le cose peggiorano su PlayStation 3: oltre ai problemi già citati per la versione Xbox 360, si aggiungono notevoli rallentamenti durante l'azione di gioco e una grafica meno definita.
Dopo un po' di partite si vorrà sicuramente agire nel tentativo di modificare qualche opzione. I menu sono un altro grande rimpianto di PES 2008. Per cambiare un settaggio bisogna sempre confermarlo, poi salvarlo e sperare che la console se ne ricordi al prossimo avvio, cosa che puntualmente viene disattesa. Konami dovrebbe imparare a rendere il suo capolavoro user friendly dai programmatori americani: Halo non chiede nulla e funziona. Il titolo, insomma, è approssimativo: i menu sono farraginosi e spesso tradotti male così come gli obiettivi (anche detti achievements).
Poi c’è l’online: talmente mal riuscito e, soprattutto, mal programmato da far laggare due utenti a banda larga che giocano tra di loro nella stessa nazione. E' addirittura in arrivo una patch per direttissima, segno che qualcosa è sicuramente andato storto e il titolo è stato chiuso in fretta.
Poi c'è la questione licenze: se si apre FIFA (qualsiasi edizione) ci si trova davanti anche al campionato greco tutto originale, in PES manca la Premier League e svariate nazionali hanno i nomi falsi come una banconota da due euro.
Come avrete notato vi abbiamo dato tantissimi motivi per lasciare sugli scaffali la vostra copia di PES 2008, eppure il consiglio naufragherà nel nulla. Perché? Ovviamente perché si tratta di PES, il videogioco più giocato da anni in Italia che, comunque, è diventato ancora più bello. Il gameplay, infatti, è stato limato e ritoccato e ora tutto torna. Le punizioni non sono più impossibili come nel capitolo precedente, i tiri al volo funzionano magnificamente, i portieri sembrano più intelligenti, così come i propri compagni di squadra (i bug, in tal senso, sono stati eliminati).
Dopo le prime partite in cui, come a ogni nuova uscita, il gioco non ingrana, si capirà di avere di fronte il solito PES, ma riveduto e corretto. Questo soprattutto perché è stato limato e migliorato dal punto di vista del gameplay: la squadra si muove come una compagine vera. Quello che non convince, però, è l'ormai eccessiva velocità dell'azione di gioco: una svolta arcade forse troppo marcata.
Però alla fine è sempre PES, il feeling con il pallone non ha eguali. Ma quest'anno c'è anche il nuovo FIFA, migliorato in ogni aspetto. A breve il confornto diretto... (s.t.)
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The Orange Box
Come si fa a introdurre adeguatamente il primo e unico 10 nella storia di Virgilio Giochi? Iperboli e aggettivi non sono sufficienti per descrivere il lavoro svolto da Valve per questa raccolta di capolavori. Meglio invogliare con l’aspetto economico; The Orange Box è il più grande affare della storia dei videogiochi: cinque giochi superlativi in una sola scatola arancione.
Valve software, diciamolo subito, è uno degli sviluppatori più importanti per Pc. Molti, però, si chiederanno perché. In fondo, ci sono solo un titolo e il suo seguito (Half-Life e Half-Life 2 con relativi episodi aggiuntivi) all’attivo della software house diretta da Gabe Newell. Eppure, con un solo gioco e qualche altra grande intuizione (il supporto diretto alle comunità di modder con la loro assunzione in Valve, i contenuti seriali e soprattutto l’invenzione della digital delivery di massa con Steam), la compagnia di Washington ha riscritto le regole degli FPS e quelle dell’industria in generale.
La vera grande innovazione di Newell e soci è stata quella di creare giochi basandosi sui gusti degli utenti e The Orange Box è la dimostrazione di questa filosofia. In Valve avevano tre titoli nuovi di zecca in uscita. Un gioco completamente multiplayer dal divertimento sfrenato cioè Team Fortress 2, un puzzle game assolutamente geniale con visuale in prima persona dal nome Portal e il secondo contenuto seriale di Half-Life 2, cioè Episode 2. Potevano far uscire i giochi separatamente, a prezzo scontato magari, oppure seguire i consigli dell’immensa community di riferimento che utilizza i servizi Steam.
Tutti volevano quei giochi subito! Valve ha scelto questa seconda opzione e ha inserito in un unico pacchetto, che ne rappresenta anche l’esordio su console, tutti e tre i titoli includendo anche Half-Life 2 ed Episode 1, per tutti coloro i quali non li avessero giocati. Cinque giochi in uno. Inutile dire che i possessori di PC o di Xbox 360 non dovrebbero continuare a leggere, andando di corsa dal loro negozio di fiducia. Chi ha la PS3 dovrà aspettare fino ad inizio 2008, ma la storia non cambia: The Orange Box rappresenta il modo migliore per spendere i propri soldi in un prodotto videoludico.
Ora possiamo cominciare con iperboli ed aggettivi. Half-Life 2 rappresenta lo stato dell’arte dei motori fisici, anche se graficamente potrebbe risultare un po’ datato agli amanti della grafica a tutti i costi. Tecnicamente eccellente, l’avventura del mitico Gordon Freeman va vissuta in prima persona per rendersi conto di quanto la cura per i dettagli possa trasformare un buon videogioco in un capolavoro. Sebbene il finale possa lasciarvi un po’ di amaro in bocca, potrete continuare con Episode 1 e 2, dove le gesta dell’eroe verranno narrate anche da una prospettiva diversa e un po’ più intimista. La gravity gun (la pistola con cui scaraventare gabinetti e altri oggetti addosso ai nemici) ha fatto scuola e risulta un alleggerimento di design per molti livelli, visti i suoi mille utilizzi.
Passiamo a descrivere brevemente Portal: sebbene duri poco (4-5 ore) questo titolo rappresenta finalmente un'invenzione: dietro al sistema di controllo di un classico FPS, si nasconde un originale puzzle game. La vostra pistola è in grado di aprire un entrata e un uscita sui muri tramite un portale rosso e uno blu. Detto questo, tutto il resto sta a voi, cioè all’inventare la risoluzione alle varie stanze e, soprattutto, nel ritrovarvi a pensare fuori dagli schemi. Ogni tanto, giocando a Portal, vi sembrerà che le vostre percezioni siano cresciute. Tra l’altro, la genialità di Valve non si è fermata al gioco nudo e crudo: tutto il vostro cammino verrà scandito da una voce robotica che vi ordina cosa fare. Detta così non sembrerebbe niente di speciale: ma basta una buona conoscenza dell'inglese per capire il fantastico humor dietro ad ogni situazione. Il risultato è lo sbellicarsi dalle risate, da soli davanti a un monitor. Fantastico.
Per ultimo, Team Fortress 2. Grafica fumettosa e cel shading (scelta azzeccatissima) per un titolo multiplayer dai tanti risvolti strategici. L’umorismo dei personaggi e delle situazioni è solo un diversivo per aggiungere all’esperienza quel tocco di classe a cui Valve ci ha abituato. Le meccaniche alla base di Team Fortress 2 non hanno nulla da invidiare a un Battlefield. Le squadre, per vincere, devono essere coordinate. I giocatori, per primeggiare, dovranno saper utilizzare le varie classi, intercambiabili anche durante la stessa mappa. Team Fortress 2 rappresenta la longevità che, forse, sarebbe stata un problema degli altri titoli di The Orange Box. Infatti è difficilissimo posare il joypad (o il mouse) e smettere di divertirsi online con gli amici. (s.tr.)
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Messaggio  crudelia Mar Dic 18, 2007 6:03 pm

Bioshock
Benvenuti a Rapture. E' solo in questa città che potrete trovare il picco dell’esistenza dell’uomo. Qui il debole non è oppresso, il forte non domina e la scienza non si deve piegare a inspiegabili dogmi nel tentativo di migliorare la vita. Benvenuti a Rapture, quindi, dove tutti speriamo che il vostro soggiorno sia lungo. Addirittura eterno.

Bastano dieci minuti, forse anche meno, per capire che il disco appena inserito nel lettore non è quello di un videogioco qualsiasi. Bastano pochi attimi per ritrovarsi con le palpitazioni alterate e un grido di paura strozzato in gola. Non serve nemmeno l’incontro con i primi nemici del gioco per saltare sulla sedia o sul divano, gridando.
Irrational Games ha fatto centro, diciamolo fin da subito. Bioshock è un capolavoro. L’unico peccato è che il titolo appartenga alla nutrita schiera degli FPS, inflazionati soprattutto sulle due piattaforme di lancio, Xbox360 e PC. Detto questo, lo spazio per i difetti è finito: ora largo allo spettacolo. Probabilmente ci troviamo di fronte alla prima, vera, esperienza di film interattivo mai programmata. La cura che i guru informatici di Irrational Games, creatori in passato dell’incompreso System Shock, hanno riposto nella loro nuova creatura è impressionante. Qualunque dettaglio è studiato per rendere l’esperienza di gioco indimenticabile.
La grafica, pur non toccando le vette d’eccellenza di Gears of War, è fantastica. Ma la vera parte del leone è recitata dall’ambientazione che lascia senza fiato a ogni angolo. Rapture, la città sommersa nell’oceano che accoglierà il protagonista durante la presentazione del titolo, non ha nulla da invidiare a una metropoli fantascientifica ideata per il grande cinema, soprattutto in profondità. L’avvolgente trama che il protagonista si avvia a vivere comprende sensazioni vere e un realismo senza precedenti nella costruzione della suspence e dell’avventura. Ogni scontro è studiato e ogni stanza nasconde chicche da cui lasciarsi ammaliare. Inutile infatti citare le innovazioni apportate al genere, vengono prima in mente gli innumerevoli tocchi di classe. Per calarsi veramente nelle profondità di Rapture, per esempio, sarà necessario leggere dei diari sparsi per gli intricati livelli. Come? Mettendo in pausa e perdendo tutto lo charme dell’ambientazione? Assolutamente no. Basta un click (o la pressione di un tasto per gli utenti Xbox) e attori professionisti, doppiati in maniera assolutamente credibile in italiano, leggeranno per noi le righe dell’agenda mentre si continua a giocare.
Il tutto accompagnato da una colonna sonora che immerge ancora di più in uno stato di "trance da videogioco", in cui le forme virtuali prendono vita nei ricordi e nella memoria del giocatore. Composta da Garry Schyman, famoso compositore di musiche per videogame, la partitura orchestrale è veramente emozionante tanto che, per l’edizione limitata del gioco comprendente una miniatura del Big Daddy, è stata remixata da Moby per essere riascoltata a più riprese.
Un gioco da avere a tutti i costi, da vivere, addirittura forse da rivivere (difficilmente si rigioca un FPS, ma nel caso di Bioshock un’eccezione ci sta tutta) per le 35 ore di modalità giocatore singolo a disposizione. Assente, giustificatissimo, il multiplayer: utilizzando le stesse parole del creatore Ken Levine: "Ci siamo concentrati solo sull’aspetto single player per ottenere i risultati che cercavamo; sarebbero serviti due studi di produzione per rendere anche l’esperienza in multi della stessa caratura". L’unica vera raccomandazione è di non acquistare Bioshock se ci si impressiona facilmente: il titolo non è adatto ai minori di 18 anni e la forte impostazione horror è una caratteristica da tenere in considerazione. Anche e soprattutto positivamente perché Bioshock mette paura con stile: chiari i rimandi a molte pellicole cult come Shining. (s.t.)
Recensione Giochi Bioshock_185

Rayman Raving Rabbids 2

Gli ingredienti di un party game di successo? Divertimento, immediatezza, varietà. Rayman Raving Rabbids 2 sembra possederli tutti e quasi nella giusta misura... i controller Wii fanno il resto per rendere questo titolo un must have per serate con gli amici.
In Rayman Raving Rabbids 2 viaggiate per il mondo e affrontate una serie di prove deliranti che mettono a dura prova muscoli, riflessi e soprattutto la vostra capacità di restare seri. Per avere un’idea di cosa dovrete affrontare, vi basti pensare che le attività includono una sfida per il rutto più distruttivo, una maratona di scappellotti, una gara di sputi e altre simili stramberie.
La metafora del viaggio altro non è che un comodo espediente per permettervi di sbloccare tutti i giochi e accedere ai vari extra disponibili. Ogni livello è composto da cinque minigiochi più un divertente rythm game finale nel quale potete scegliere quale strumento suonare. Per ogni livello terminato con successo viene sbloccato uno sparatutto in stile Time Crisis nel quale i pericolosi proiettili sono sostituiti da più innocui stura lavandini. Performance particolari nei vari minigiochi sbloccano invece costumi aggiuntivi per Rayman e per i conigli.
Sparatutto e rythm game sbloccati possono essere giocati in qualsiasi momento accedendo a una sezione particolare, mentre i minigiochi possono essere giocati singolarmente in modalità allenamento o possono essere inclusi nei propri viaggi personalizzati.
Rayman Raving Rabbids 2 possiede tutti gli elementi giusti per un party game di successo. È divertente, anche se spesso un po’ sopra le righe. È immediato e indicato anche per coinvolgere quegli amici (e parenti) che di solito non bazzicano il mondo dei videogiochi. Ed è moderatamente vario.
La cinquantina di minigiochi inclusi, a un’analisi superficiale risulta piuttosto varia, ma con un’occhiata più approfondita, i giochi, pur differenziandosi per ambientazione, talvolta ripropongono meccaniche molto simili tra loro. La gara di rutti, per esempio, richiede uno scuotimento del controller che non è molto diverso da quello necessario per la sfida di sputi. Similitudini del genere possono anche essere tollerate in un titolo composto da un centinaio di minigiochi; con un numero più ristretto si ha una fastidiosa sensazione di già visto, soprattutto nelle partite in singolo.
La parte del leone in questo gioco la fa sicuramente il sistema di controllo. L’implementazione dei controller Wii è praticamente perfetta. Ogni mossa viene naturale anche al più imbranato dei giocatori. (a.c.r.)
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FIFA 08

FIFA 08 è davvero un bel gioco, meglio metterlo subito in chiaro. I miglioramenti rispetto al passato sono tanti ed evidenti, ma abbastanza da farlo diventare il miglior gioco di calcio?
FIFA, rispetto a PES, ha sempre tratto vantaggio dalle numerose licenze ufficiali che EA è sempre stata in grado di assicurarsi. Campionati, squadre, stadi; la maggior parte dei più importanti tornei mondiali è adeguatamente riprodotta ed esaltata dalla splendida resa grafica del motore grafico. Quindi, come ogni anno, il confronto visivo-tecnologico viene vinto a mani basse da FIFA.
Ma la battaglia, come nella realtà, si vince sul campo, quindi meglio concentrarsi sulla qualità della simulazione e sull'effettiva resa dei 22 sul campo. La prima cosa che si nota non appena sentito il fischio d'inizio, è un notevole rallentamento dell'azione di gioco, non più frenetica come in passato. Non si può più neanche esibirsi in coast-to-coast da una parte all'altra del campo con un solo giocatore.
Ora è obbligatorio ragionare, passare la palla, pensare bene quando affondare un dribbling e scegliere i giocatori migliori per farlo. Una netta sterzata verso il realismo, quindi, una scelta finalmente nella direzione giusta che, a prima vista, sorprenderà parecchio. Per diventare bravi a FIFA 08 occorreranno impegno e costanza, un costante allenamento nel tentativo di scoprire tutte le possibilità che offre il nuovo motore del gioco.
Tutto questo, però, non sarebbe possibile se l'intelligenza articiale, sia dei propri compagni, sia degli avversari, non fosse abbastanza evoluta da garantire movimenti, trame, contrasti e tiri simili a quelli reali. La prova sul campo è davvero confortante, FIFA 08 è una simulazione calcistica che soddisferà pienamente chi abbia vogli di dedicarci del tempo, anche e soprattutto in multiplayer.
Questo però si paga con una curva di difficoltà piuttosto elevata, fattore che potrebbe rendere noiose e frustranti le prime partite. Per il resto, pur essendo il migliore della serie, FIFA 08 è ancora lontano dalla perfezione; per esempio le animazioni sono ancora un po' troppo lente nell'esecuzione e i tiri sembrano molli e poco efficaci.
E rispetto a PES? Beh, quest'anno il migliore tra i due sembra proprio essere FIFA (solo su 360 e PS3, sulla PS2 PES2008 è notevolemte più bello), oggettivamente più curato e godibile rispetto al titolo Konami. (s.gr.)
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Halo 3
Emozione, musica epica; si spengono le luci in sala. Le note accompagnano l’attesa, gli spettatori si guardano l’un l’altro mentre un evocativo coro fa da sfondo ai soliti loghi, ai soliti caricamenti. Il dvd inserito nella console, però, non è il solito. Si apre finalmente il sipario rosso porpora: l’eroe leggendario è tornato. Master Chief è di nuovo realtà. Per la terza e (forse) ultima volta.
Non tutte le attese per un videogioco sono cariche dello stesso "hype". Non tutti i giochi, anche se fantastici e divertentissimi, sono così celebrati. Anzi, di eventi veri e propri ne esistono pochi è il principale è sicuramente costituito dall'uscita di una nuova versione di Halo, cavallo di battaglia delle console Microsoft. L'uscita del terzo capitolo, addirittura, è stata annunciata come il più grande evento "entertainment" della storia dell’umanità. Nessun film al primo week end, nessun concerto, nessun disco, nessun dvd, può lontanamente racimolare i soldi che Halo 3 ha raccolto durante il primo giorno di vendita. Solo in America c’erano più di un milione e mezzo di prenotazioni.
La "Legendary Edition" è introvabile e su Ebay viene già venduta a un costo maggiore di quello di listino. Microsoft ha investito talmente tanto nel ritorno dell’eroe che è stata addirittura costruita una statua di Master Chief al museo delle cere di New York, dove molti vip sono passati per una fotografia insieme al compagno di tante battaglie. Questo è lo scenario con cui, inevitabilmente, ogni fanatico di videogiochi (pro o contro Xbox) deve fare i conti. Halo 3 è stato il gioco più atteso dell’anno, forse addirittura il più atteso dalla pubblicazione del secondo capitolo. Un vero e proprio evento mondiale.
Ma, alla fine, com'è Halo 3? Per rispondere correttamente a questa domanda bisogna assolutamente considerare separatamente la campagna single player e la modalità multiplayer. Per quanto riguarda la prima, Halo 3 è un ottimo titolo ma inferiore a Bioshock (stesso genere, FPS, e stessa console, quindi giusto termine di paragone) sotto quasi ogni punto di vista. Graficamente è curatissimo e gli scenari sono evocativi; allo stesso modo gli stessi mancano però di varietà e, tra foreste, vallate e l’interno di basi spaziali, tutto sa di già visto. L’aspetto sonoro è quello che colpisce di più: la colonna sonora è bellissima e mischia brani rock a semplici partiture ambient: tutto dannatamente accattivante (raggiungere però Bioshock è impossibile anche in questo aspetto). La giocabilità è quella classica di Halo. Il gioco è divertente e ben calibrato, ma si tratta pur sempre di sparare a qualunque cosa si muova. Le armi sono tante, i veicoli pure, ma quanti titoli di questo tipo altrettanto ben fatti esistono? La trama è quasi deludente; risulta bambinesca e i dialoghi piuttosto piatti (nonostante al doppiaggio abbiano preso parte Linus ed altre star): Master Chief però è veramente un personaggio leggendario. Il suo carisma e la capacità dei programmatori di far immedesimare il giocatore in lui sono un motivo più che sufficiente per arrivare alla drammatica fine della storia. Niente di speciale insomma, per i palati fini. Se vi piace sparare sarete contenti, se cercate la profondità siete fuori strada.
Passiamo ora alla modalità multiplayer. Halo 3 è una delle esperienze multi giocatore più complete e meglio realizzate della storia intera dei videogiochi. Nonostante i buoni titoli "netgaming" siano appannaggio della piattaforma Pc, ora il numero uno in senso assoluto è su Xbox 360. Gli argomenti in tal senso sono talmente tanti che servirebbe una recensione da 10 pagine per esporli tutti. Citiamone alcuni. La facilità con cui si può creare una partita, il sistema di matchmaking automatico assolutamente perfetto. Il bilanciamento delle armi limato fino all’inverosimile che comprende la strategia dietro ad ogni scontro nel lanciare la giusta granata al momento corretto. Le mappe, ampie e piene di sorprese, da conoscere palmo a palmo. La modalità fucina dove chiunque può esprimere la sua creatività creando ambienti di gioco personalizzati. La community dietro a bungie.net, dove chiunque può vedere le vostre partite, tagliate e montate per essere più spettacolari. Per farla breve, Halo 3 rappresenta un’esperienza di gioco “sociale" gigantesca, al pari di quella offerta da World of Warcraft, mischiando, se possibile, ancora meglio il lato agonistico e quello cooperativo (tutta l’avventura single player si può giocare fino a 8 giocatori contemporaneamente).
Ai posteri l’ardua sentenza: capolavoro assoluto o un semplice gingillo con cui passare qualche serata? Anche se il gioco online non è la vostra passione, il consiglio è quello di fare un tentativo con Halo 3. In questo caso la risposta alla domanda precedente è semplice: niente sarà più come prima. (s.t.)
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Messaggio  crudelia Mar Dic 18, 2007 6:10 pm

World In Conflict
Cosa sarebbe successo se, nel 1989, a causa della recessione economica, la Russia avesse deciso di espandere i propri domini territoriali fino all’Europa? Probabilmente gli americani avrebbero mandato delle truppe in soccorso delle basi NATO conquistate dalle forze del Cremlino. Questo se prima non ci fosse stata la battaglia di Seattle, che ha portato a un nuovo conflitto mondiale.
Fantapolitica: testi nel quale si ipotizzano degli scenari geopolitici mai esistiti. Questa è la corrente letteraria alla quale si sono ispirati gli sviluppatori di World In Conflict, Massive Entertainment, per la creazione del loro super gioco. Si perché di questo si tratta: un titolo davvero ben fatto e carismatico, per gli amanti della strategia in tempo reale, ma non solo.
World In Conflict comincia proprio dalla battaglia di Seattle, città dove i russi, già nascosti negli Stati Uniti, decidono di lanciare la loro offensiva e portare drammaticamente gli eventi nella direzione di una nuova guerra mondiale. Chiaramente il conflitto, nel corso della trama principale, abbraccerà tutto il mondo conosciuto e non sarà a base di alieni o creature fantasiose, ma semplicemente di uomini e dei veicoli da loro guidati.
Sierra, produttrice del gioco, aveva già intuito le potenzialità multiplayer della produzione. Ben prima della data di uscita infatti, World In Conflict diventava titolo ufficiale PC della più antica lega di Sport Elettronici, la americana CPL (CyberAtlhete Professional League). L’aspetto delle battaglie online, anche ora che il titolo è sugli scaffali, si riconferma come innovativo e interessante. Per la prima volta in un RTS, si affrontano battaglie a squadre, dove ogni giocatore ha il suo ruolo ben delineato. Uno è addetto ai carri armati, l’altro alla fanteria e così via per combattere in battaglie davvero tattiche che fanno di World In Conflict un assoluto capolavoro nel genere degli RTS, soprattutto online.
Anche in modalità giocatore singolo però c’è tanta carne al fuoco: il barbecue è molto gustoso. Innanzitutto siamo in presenza di una grafica davvero mai vista prima in uno strategico. Anche e soprattutto grazie all’ambientazione spesso cittadina, che permette ogni genere di orpello grafico e la possibilità di demolire molti degli edifici in gioco con pirotecniche esplosioni. Tutto realizzato con una fisica realistica.
Passando a un giudizio sul gameplay, innanzitutto bisogna indicare nell’assenza di strutture per la produzione di unità da guerra uno spartiacque con la tradizione passata per gli strategici in tempo reale. Ci sono i soldi e servono inizialmente per decidere le truppe da portare in battaglia: una volta effettuata la scelta non è più possibile avere dei rinforzi, se non quelli propri delle varie missioni. Questa novità, offre molto coinvolgimento e, missione dopo missione, ci si identifica nelle proprie truppe superstiti, tentando di non sacrificarle.
L’avventura poi è densa di momenti indimenticabili ad alto contenuto spettacolare; un piacere da vivere e mostrare agli amici. Praticamente esente da difetti, World In Conflict è un blockbuster per tutti gli amanti dei videogiochi su PC. Sempre che ne siano rimasti, visto lo strapotere delle console di nuova generazione. (s.t.)



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